Vatican chapels. Padiglione della Santa Sede

Vatican chapels

Padiglione della Santa Sede – 16° Mostra Internazionale di Architettura, La Biennale di Venezia, 2018.
Commissario S.E. Cardinale Gianfranco Ravasi

curatore Francesco dal Co

di Francesco Dal Co – 24/08/18

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Articolo di approfondimento per la sezione Architettura e Design de

Il Cortile di Francesco 2018 : Differenze – programma generale e biglietti in www.cortiledifrancesco.it

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Per formare il Padiglione della Santa Sede in occasione della 16° Mostra Internazionale di Architettura de La Biennale sono state costruite dieci cappelle nell’isola di San Giorgioa Venezia. Gli architetti che le hanno progettate sono: Andrew Berman, Francesco Cellini, Javier Corvalán, Ricardo Flores e Eva Prats, Norman Foster,Teronobu Fujimori, Sean Godsell, Carla Juaçaba, SmiljanRadic, Eduardo Souto de Moura. Accanto alle cappelle, Francesco Magnani e TraudyPelzel hanno costruito un padiglione dove sono stati esposti disegni di Erik GunnarAsplund.
Questo progetto ha preso corpo a partire da alcuni modelli e paradigmi di diversa natura, individuati con lo scopodi suggerire che le costruzioni da realizzare sarebbe stato auspicabile fossero concepite come rappresentazioni di luoghi di incontro e di accoglienza. Nel mettere a fuoco questo fine, le pagine che Hans Urs von Balthasar ha dedicato all’«esperienza dell’incontro», punto di partenza e scopo «dell’essere esposto dell’uomo nei confronti del mondo», sono risultate essenziali. Data questa premessa, fornendo soltanto un elenco telegrafico delle letture e dei passaggi attraverso i quali il progetto è stato messo a punto, ci si è interrogati sul significato da attribuire al termine “cappella”. Nel farlo si è deciso di mettere tra parentesi le tante declinazioni che di esso sono state date in virtù di gloriose creazioni architettoniche e artistiche, ritornando piuttosto a quelli assegnati ai più antichi Martyria, in quanto luoghi della testimonianza. Si sono così privilegiati i significati riconducibili alle origini cristiane della parola, arrivando per questa via ad individuarne la radice, se così si può dire. “Cappella”, ha ricordato anche Gianfranco Ravasi, era il nome del mantello corto portato anticamente dagli uomini d’arme, lo stesso che Martino, vescovo di Tours nel 371, indossava quando con la spada lo tagliò per donarne la metà a un mendicante. Come è noto, conservata tra le reliquie dai re merovingi, la cappa di Martino venne poi trasferita da Carlo Magno nell’oratorio Palatino di Aquisgrana che così prese il nome di Aix-la-Chapelle. A partire dalla suggestione rappresentata dal fatto che “cappella” era il nome assegnato a un mantello, ossia a un tessuto, si è giunti a definire il punto di riferimento che si è pensato gli architetti invitati a progettare il Padiglione della Santa Sede avrebbero potuto interpretare.OhelMo-ed, nella Bibbia designa «la tenda del convegno», che Mosè «piantò fuori dal campo, lontano dal campo», quando «i figli di Israele si spogliarono dei loro ornamenti» e Mosé accolse l’invito del Signore: «togliti di dosso i tuoi ornamenti e saprò cosa farò di te» (Esodo 33,6,7).
Come il riferimento al mantello corto di Martino portava a pensare che le cappelle dovessero avere nella tenda il loro modello, quello all’OhelMo-ed, declinato in maniera molto semplificata, implicava immaginarle come “tende prive di ornamenti”. Inoltre, poiché “la tenda del convegno” venne piantata da Mosé “fuori dal campo”, si è stabilito di costruire il padiglione su un’isola, distribuendo le cappelle in un ambiente naturale, all’interno di un “bosco” non modificato per accoglierle. La Divina commedia e l’Orlando furioso sono soltanto due dei tanti libri in cui si incontra la descrizione di un bosco come metafora del labirinto della vita, «la cosa che sta tra le cose e l’uomo», secondo Heidegger. Nella “cosa”, il bosco come meandro, le cappelle sono state immaginate simili ai nodi di un labirinto, allusivamente atti ad individuare dei percorsi e fissare puntidi orientamento fisicamente individuati nella natura. In questo senso avrebbero potuto essere progettate come accadimenti in grado di rendere evidente «dove io sono», piuttosto che indicare «dove sto andando»,come Bataille suggerisce. Per questa ragione, per individuare strumentalmente all’interno di un orizzonte prossimo e conosciuto un “esempio” da condividere e al quale gli architetti impegnati a realizzare il Padiglione della Santa Sede avrebbero potuto fare riferimento, si è scelta la Cappella nel bosco che Erik Gunnar Asplund costruì nel Cimitero sud di Stoccolma nel 1920, una radicale rappresentazione dell’incontro –“dove io sono”– che conclude ogni peregrinazione nel labirinto della vita.
A partire da queste premesse il Padiglione della Santa Sede è stato costruito. Come il risultato ottenuto dimostra, ciascun architetto ha goduto della massima libertà nell’interpretarl

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