Granne cena pe la Festa di Morte. Gran Cena della Festa dei Morti. Società Culturale Fortini, Assisi 2 novembre 2019
Società Culturale Arnaldo Fortini
Assisi, Via San Francesco 12F
attività 2019-20
presenta
Sabato 2 novembre 2019
ore 19,30
Incontro con tutti i soci per la presentazione del calendario delle attività novembre-gennaio. Siete caldamente invitati a partecipare per condividere un momento importante della nostra associazione
ore 20,00
**
Granne cena pe la Festa di Morte
Gran Cena della Festa dei Morti
Grand dîner de la fête des morts
pour nos amis français
**
riservato ai soci – prenotazione obbligatoria entro 30 ottobre
360-488597 oppure 340-3315227
con uso di intermezzi raccolti tra i partecipanti a base di
aneddotti, racconti, sonetti e ricordi, strettamente in lingua madre
dal dialetto dell’assisano … al francese
*
Quel che c’è da magna’
Menù
Menù
parole d’ingresso di Guglelmo di Montanhagol
La fava e suoi derivati
Reduce dai fulgori dell’estate
È regina de la mezza stagione,
A guazzo co le codiche lessate
Sfranta, licia ‘n bon po’, ‘na sosfazione.
E l’ojo quello novo che t’allappa,
che picca, che te raspa ‘nto la gola,
o ammantato del tubero la pappa,
sul pane abbrusco odora e te consola.
Giusto ‘n so que de cose d’ogni sorta
De la campagna che se sfoglia e indora.
Ma pur anche dell’ittico prodotto
Il baccalà1 che ‘n c’emo ma che importa?
In un trionfo di rosse pumidora
Sopra, e ‘na stesa de patate sotto.
‘Ntignenno ‘nto ‘l vin santo i mostaccioli
Accontentamo Iacopa Settesoli.
Magnanno robba bona e cotta ad arte
È ‘l mejo modo per festeggia’ i morte.
1 Si fuste papa tu que magnariste?
Io tutt’i giorni ‘l baccalà. E tu?
Io ch’ho da di’? Ormai l’he ditta tu la mejo robba.
P’ apri’ lo stommico
Antipasto
Hors-d’oeuvre … …… a fin de préparer notre estomac
Bruschette co’ l’oio novo
Bruschette con olio nuovo
Bruschette (pain grillé) assaisonnées à l’huile de saison
Bruschette col tartufo
Bruschette con tartufo
Bruschette aux truffes
‘ntel mezzo
intermezzo
entracte
p’assaggia’
assaggi
dégustation de
Fave co’ le codiche
Fave con le codiche
Fèves à la couenne
Fave passate
Passato di fave
Purée de fèves
Pasta co’ le fave
Pasta con le fave
Pâtes aux fèves
‘ntel mezzo
intermezzo
entracte
Baccalà al forno co’ le patate e chi pomodore picquie
Baccalà al forno con patate e pomodorini
Morue séchée au four avec pommes de terre et petites tomates
Mostacciole e vin santo
Mostaccioli e vin santo
Petits biscuits au vin (mostaccioli) et vin doux
Acqu’ e vino
Acqua e vino
Eau et vin
Lista de robba da magna’ fatta dal Gran coco Bruno
Menù a cura di Bruno, lo “Chef Stellato”
Menu élaboré per notre grand Chef Bruno
‘l granne finale
Gran finale
Grand final
Ringraziamenti a Marie-pierre Boriosi per la traduzione in francese
*******
Note storiche.. ma non troppo
Le fave hanno molto a che vedere con la festa in occasione della quale si preparano. Innanzitutto perché il due novembre – insieme al diciotto ottobre e i primi giorni di dicembre – è la data in cui dalle nostre parti tradizionalmente si piantano e hanno rappresentato la colazione sostanziosa di abitanti della campagna e non solo.
Nell’antichità, nel Mediterraneo le fave erano il legume collegato all’aldilà e ai suoi ospiti. Nella Roma antica le fave simboleggiavano le anime dei morti, forse per il loro aroma che rimandava al corpo che avviava a decomporsi, e questo legume si offriva in dono alle divinità dell’Ade, si dice perché il suo stelo senza nodi, garantiva un collegamento senza ostacoli con la ctonicità. I pitagorici e gli orfici, ossequienti ai dettami eleusini di Demetra, ne aborrivano l’utilizzo. C’è chi racconta di una tradizione risalente ad una popolazione italica scomparsa, i Sarconi, di cui resta soltanto la memoria del consumo di fave durante il periodo in cui si celebravano i defunti, in quanto assegnavano alla fava secca il valore simbolico di rappresentare l’aldilà. Era abitudine di tale popolazione, che poi l’ha tramandata anche ai Prostesi dell’Appennino, facendola giungere fino agli Etruschi, agli Umbri e ai Romani con modalità differenti, non solo consumare fave secche lessate sulle tombe dei cari scomparsi. Infatti erano numerosi i rituali e le abitudini scaramantiche che prevedevano la masticazione di fave secche per poi versare il masticaticcio sulle ceneri come rito di p(assaggio). Molteplici sono i miti alle fave connessi, uno dei questi riguarda Giove e la sua celebrazione e si conclude con la cottura di un pesce (perciò il baccalà in questo menu).
La fava secca veniva messa in recipienti agli angoli delle strade da parte dei più abbienti perché i minus habentes ne potessero approfittare. L’atto di generosità era motivato dal fatto che il legume era attaccato da un parassita, non l’Orobanche Crenata che è di per sé gustosa e riguarda la fava fresca, bensì il tonchio, che da lì a poco l’avrebbe reso immangiabile, però i ricchi ci facevano bella figura. Alcuni si dice che fossero particolarmente attratti dalla forma di alcune fave che richiamavano l’orecchio di qualche persona amata rinsecchito, ma simile in miniatura ed era come mangiare una parte del defunto che non c’era più. Altri ci vedevano organi sessuali. Ma questi, volendo, si vedono ovunque.
I negozi di pasticceria vendono le fave dei morti, che sono una specificità umbra, pasticcini di mandorla che imitano proprio il legume, addolcendo la tristezze del momento. Tristezze che sono proprie dei vivi. I trapassati, come i santi, sopportano benissimo le interpretazioni irriverenti che li riguardano, così come gli appassionati di filologia con la giusta dose di senso dell’umorismo capiscono che le interpretazioni della storia e della mitologia – oh, lo dice Nietzsche! – valgono tanto quanto i documenti certi (o quasi).
Guglelmo di Montanhagol