Paolo Belardi “L’Umbria tra icona e mutazione” – testo
Perugia, 19 luglio 2011 | ||||
L’Umbria tra icona e mutazione | ||||
Di Paolo Belardi |
L’Umbria è ancor oggi comunicata (e percepita) come luogo immutato e immutabile, dove la vita si svolge in assoluta armonia con la natura e con i suoi ritmi. Ma, a ben guardare, si tratta di un’immagine artificiosa, perché coniata in età postunitaria e affinata nel ventennio fascista, quanto spesso ingannevole. Tanto da sembrare veicolata più dagli spot pubblicitari della Barilla che non dalle rime poetiche di Giosuè Carducci. Il che tradisce la necessità di un rinnovato progetto ideologico, capace di restituire alla nostra regione un’identità al passo dei tempi. I segnali sono inequivocabili. A cominciare dall’inquietante futuro prospettato da un’approfondita indagine previsionale sull’economia umbra del prossimo decennio condotta dall’équipe universitaria coordinata dal professor Bruno Bracalente: “Caratteri strutturali e scenari di sviluppo regionale. L’Umbria verso il 2020”. Da cui si evince che, per evitare di trasformare l’Umbria in una grottesca “Disneyland verde”, punteggiandola con agriturismi spesso falsi come i soldi del Monopoli, occorre che la nostra terra torni ad attrarre non solo gli intellettuali in età da pensione, ma anche i giovani in età produttiva. Così come occorre cominciare a pensare di convertire i nostri borghi non solo in malinconiche beauty farm, ma anche in eccitanti green town. Accreditando cioè il “sogno sostenibile” tratteggiato dal presidente di “Unioncamere Umbria” Giorgio Mencaroni e promuovendo l’Umbria da “cuore verde d’Italia” a “cuore ECO-tech d’Europa”. Per fare questo, però, occorre impiantare, e coltivare, “CINQUE ECO-ENZIMI” …. (continua a leggere nel pdf allegato)