Franco Calistri e Renato Covino. Un viaggio in Umbria
Micropolis
a cura di Franco Calistri e Renato Covino
Edizioni il Formichere, pp. 413 – ottobre 2018
_________________________________________________________________________________________________________
presentazione a cura di
Società Culturale Arnaldo Fortini
Patrocinio Comune di Assisi
Assisi – 30 novembre 2018, ore 17,00
presso Società Culturale Arnaldo Fortini, V. San Francesco 12
_________________________________________________________________________________________________________
Un nuovo inizio
I territori che compongono l’Umbria sono di nuovo ad una svolta. A differenza del passato ciò che è avvenuto in questi ultimi anni è per molti aspetti inedito. Su di un aggregato istituzionale fragile e policentrico si sono scaricate due nuove criticità. Da una parte la lunghissima crisi che ha fiaccato ed intaccato profondamente il sistema economico e produttivo regionale, già fragile e caratterizzato dalla presenza di irrisolte debolezze ed arretratezze strutturali. È così che l’Umbria, più di altre regioni del Centro nord, ha subito i contraccolpi della crisi, ed ora che iniziano a manifestarsi timidi segnali di ripresa stenta a rimettersi in moto. Dall’altra l’avvio di una fase di mutamenti istituzionali (l’accorpamento dei comuni minori, il ridimensionamento/abolizione delle province, le ipotesi di macroregioni) che finiscono per cambiare la geografia politica dell’Umbria.
È da queste considerazioni che è nata l’idea del Viaggio, iniziato a febbraio del 2016 e terminato a giugno del 2018: 29 mesi di incontri ed interviste (oltre 160 intervistati) condensati in 27 inserti e che ora, con la prefazione di Francesco Mandarini, sono raccolti in un volume edito dal Formichiere di Foligno. Il Viaggio è partito dall’Alta Valle del Tevere toccando Città di Castello, Umbertide ma anche realtà minori come Pietralunga, per scendere lungo la dorsale appenninica da Gubbio a Gualdo Tadino a Nocera, quindi la piana di Assisi e Bastia per poi piegare verso Marsciano e Todi, il lago Trasimeno e ridiscendere verso l’Orvietano. Quindi, proseguendo in provincia di Terni, è stata la volta dell’Amerino Narnese e di Terni, dalla quale si è passati in Valnerina, risalendo verso Spoleto e Foligno per chiudere a Perugia.
Nel suo lento scorrere, ha intuito, tappa dopo tappa, e, per certi versi, anticipato quello che poi sarebbe stato confermato nelle recenti tornate elettorali. Un disagio diffuso, una perdita di orizzonte, aggravati da una puntiforme crisi ampiamente sottovalutata, hanno prodotto, intercettando per altro un vento nazionale, una sfiducia generale nella politica e nei suoi strumenti che si è manifestata nel crollo dei consensi alle forze tradizionali di centrosinistra, ma anche di centrodestra, un diffuso astensionismo, un nomadismo del voto, che dalle forze tradizionali è transitato per il Movimento 5 stelle, che continua a non sfondare in Umbria, approdando in molti casi alla Lega. Se l’Umbria rossa non esiste più (e da tempo), il “nuovo che avanza” si presenta nelle forme di un un cocktail imbevibile, dove vecchie pratiche e vecchi centri di potere gattopardescamente si saldano con i nuovi vincitori, dando vita a nuove camarille e consorterie. Di fronte a tutto ciò il centrosinistra sconfitto e alla vigilia di una Caporetto storica (elezioni regionali 2020) balbetta, limitandosi, nel migliore dei casi, a riproporre ricette logore e consunte, prive di progetto e visione.
Le barriere sono ancora insufficienti e flebili, si sostanziano nel rinascere di pratiche sociali puntiforme, spesso legate ad esperienze e realtà circoscritte, il più delle volte momenti isolati, nicchie di resistenza in molti casi non dialoganti tra loro. Ma è da queste esperienze, delle quali nel Viaggio si dà ampiamente conto, che bisogna partire, lavorando affinché, crescendo, riescano ad uscire dall’autoreferenzialità, a collegarsi tra di loro, a proporre una nuova cultura ed un diverso progetto di sviluppo. Tale ipotesi, naturalmente, appartiene al campo delle cose possibili più che a quello degli eventi probabili. Resta il fatto che come sempre un’ipotesi di cambiamento radicale si gioca sul rifiuto dello stato di cose presente, sulla capacità di immaginare una diversa modernità e un diverso modello di sviluppo. Un’utopia? Certamente. Ma senza sogni ed utopie non è possibile pensare un nuovo inizio.