Enrico Sciamanna. D’arte e di parte
Il volume raccoglie gran parte degli scritti che per oltre due decenni sono apparsi su micropolis. Tentativo di una rappresentazione del mondo dell’arte e della società in Umbria, con un taglio sociale e ideologico: “di parte”, con almeno un pregiudizio aggiunto: meglio una mostra di scarso valore in più che nessuna mostra. La disposizione dei testi, suddivisi per temi – Mostre, Persone, Politica e costume —, non segue un andamento cronologico perché non è la storia la guida e perché le priorità nascano nel pensiero dei lettori. Il volume è corposo, ma non contiene tutti gli scritti dell’autore. Per i restanti, in caso di curiosità, si rimanda all’archivio di micropolis che li ha pubblicati da oltre venticinque anni.
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Dalla presentazione di Fabio Bettoni
Tra l’antico e il moderno-contemporaneo c’è una costante tensione. (Il Dottori “rivendicato”, nonostante le futuristiche sembianze, appartiene alle propaggini dell’antico.) Gli echi di questo conflitto sono ben presenti tra le pagine di questo libro, ove se ne scrive in modo direi sconsolato. Ma Enrico è un apostolo del moderno. E ricorre ad espedienti molteplici, in primo luogo allargando a dismisura i confini delle Arti fino ad annullare il pesante condizionamento degli stessi. Il suo è un obiettivo di emancipazione: consentire in ogni modo che il maggior numero possibile di intelletti sia messo in grado di conoscere nel senso di capire ciò che si muove nel variegato mondo di pittura, scultura, fotografia, arte figulina, architettura (da non perdere la pagina sul Fuksas di Foligno, ma anche le considerazioni su Aulenti), urbanistica, nonché in quello delle esperienze (apparentemente almeno) meno tradizionali le quali, esulando pure dal classico dualismo formale/informale, prendono per mano il riguardante (invitandolo a partecipare attivamente) verso orizzonti che annullano la stessa distinzione-separazione tra reale e immaginario, tra pratica artistica e vita quotidiana, tra uomo e natura, tra soggetto e oggetto, tra spirito e materia: tutto questo desumo dalle sue parole, e lo restituisco secondo enunciati dualistici che propongo con l’inadeguata scrittura di un profano. Il quale, non si è mai negato al moderno, benché (lo confesso) sempre e tuttora affascinato da quella che Enrico definisce l’aura dell’antico. (Del resto anche a me si dovè la “bella pensata” dei fulginati Segni Barocchi, che in queste pagine trovano benevolo riscontro.) Talché, il confronto con il moderno lascia in me sedimenti di notevole rilievo: non dico soltanto di fronte al poliedrico, prolifico e internazionalizzato Burri, ma anche dinnanzi al più appartato e parco Manuelli.
Enrico Sciamanna, di Assisi, già docente di storia dell’arte, è presidente della Libera Università Popolare dell’Umbria (UNIAUSER), critico d’arte di Micropolis, autore di numerose pubblicazioni a soggetto storico artistico, fa parte dell’associazione OICOS Riflessioni con cui collabora, per il Cortile di Francesco, per l’organizzazione dell’evento e la cura di mostre. Svolge attività di animazione culturale per varie associazioni e enti del territorio di residenza. Ha presieduto il premio letterario nazionale Insula Romana, poesia edita e inedita, ha fatto parte del comitato organizzatore del Premio Letterario Città di Assisi presiedendone un’edizione. Curatore di mostre di artisti di rilievo nazionale e internazionale. Ha svolto attività teatrale come attore, regista, autore e saltuariamente tuttora si dedica a interpretazioni. Tiene incontri a tema artistico e storico.